Michelle Lampitelli | 9 Febbraio 2022

Dai trasporti alla comunicazione – Lo spessore della parola consegna

Qualche mese fa mi sono imbattuta in un articolo di Annamaria Testa dal titolo “Dalle merci all’informazione, il concetto di consegna è sottovalutato”. Ovviamente ho pensato fosse uno di quegli articoli che mi sarebbe piaciuto scrivere ma tant’è, mi ha offerto uno spunto di riflessione.

Dopo essermi abbondantemente servita della parola consegna in questi anni (per queste ragioni) ne ho visto l’abuso (necessario) in questi anni dove la pandemia ha posto un grande limite agli spostamenti. Una condizione che ha messo al centro della ribalta la logistica – “Oggi la logistica può decidere del successo o del fallimento di un’attività”.
Fino a qui, innegabile.

Una parola che ha un grande carico cognitivo
A.T. affida il discorso sulla parola consegna passando dalle merci ad un semplice messaggio, dai beni materiali ai beni immateriali rilevando, in questo ultimo caso, la tendenza a trascurare la parte finale della ricezione del senso del messaggio bombardati come siamo da notizie provenienti dalle fonti di informazione più tradizionali ai social media – […] produrre non basta. Bisogna confezionare e consegnare. Quando un’informazione non arriva, è come se non fosse mai esistita”.

Non voglio replicare le parole di Annamaria Testa, peraltro impossibile, vorrei solo poter dare l’idea del grande lavoro che da un decennio a questa parte svolgiamo in Crearts per aziende di trasporti e logistica consapevoli che, insieme alla consegna fisica, consegnano messaggi attraverso i loro ambassador: manager, autisti, magazzinieri, receptionist…

Consegna è nel dna della logistica, in qualsiasi accezione
In questa mia piccola esperienza nel complicato mondo dei trasporti vorrei dire di più. Vorrei aggiungere che nel settore il termine consegna si manifesta in ogni passaggio della supply chain, pena il collasso del ciclo logistico. Se la consegna fisica funziona è perché a funzionare è tutto quello che avviene prima.

Siamo infine noi stessi a consegnare al cliente una comunicazione studiata per arrivare, nel modo più chiaro e comprensibile, a chi li sceglie tra migliaia di operatori presenti in Italia, di cui tanti a conduzione familiare, proprio quelli che ci permettono di raccontare una storia che arriva diretta al destinatario.

Questo è l’articolo di Annamaria Testa.

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