Giusy Ocello | 4 Dicembre 2023

Smart Working: una scelta consapevole?

Oltre 3,6 milioni di persone in Smart Working. Sono queste le stime dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, presentate durante il convegnoRimettere a fuoco lo Smart Working: necessità, convenzione o scelta consapevole?”.

Ne abbiamo parlato nei mesi precedenti, quando abbiamo condiviso la scelta della nostra agenzia di eliminare i vincoli fisici di una sede fissa. Lo smart working è oggi una realtà, un’esigenza sempre più sentita da una società orientata al rispetto degli spazi e dei tempi delle persone. 

Tutto è iniziato con la pandemia. A volte, è vero, i più grandi cambiamenti arrivano da una crisi, un evento eccezionale che spinge le persone a spostarsi dalla propria “comfort zone” che, forse, tanto comfort in realtà non è. Il Covid ha così dato la sua spinta iniziale, inaspettata, necessaria, pressante, portando il numero di lavoratori da remoto sopra i sei milioni e mezzo. E da lì non si è più tornati indietro. 

Nel 2023 i lavoratori da remoto in Italia sono stati 3,585 milioni, in leggerissima crescita rispetto ai 3,570 milioni del 2022. Lavoratori che potrebbero raggiungere i 3,65 milioni nel 2024.

Smart Working o Remote Working?

Bisogna però prestare attenzione a ciò che si definisce smart working. 

Ci invita a riflettere sul termine Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working, che afferma: «Troppo spesso lo Smart Working è considerato semplice lavoro da remoto o strumento di welfare e tutela dei lavoratori. È quindi necessario ‘rimettere a fuoco’ lo Smart Working, identificandolo per quello che è realmente, non un compromesso o un male necessario, nemmeno un diritto acquisito o un fine in sé, ma uno strumento di innovazione per ridisegnare la relazione tra lavoratori e organizzazione».

In molte situazioni, infatti, ciò che cambia è solo il luogo nel quale viene svolto il proprio lavoro e non la gestione delle attività e del proprio tempo. Va aggiunto, inoltre, che molto spesso è proprio chi lavora da casa a essere maggiormente soggetto a forme di tecnostress e overworking. E qui la differenza la fa sicuramente la leadership e l’organizzazione dell’azienda. 

Il modello di Crearts

In Crearts abbiamo scelto di adottare un modello di smart working che rendesse le persone dell’agenzia libere di gestire il proprio tempo. 

L’esigenza parte dalla ricerca di un modello di benessere in grado di portare a un lavoro qualitativamente migliore, perché più “felice”. Obiettivi chiari, supporto costante, incontri periodici, feedback frequenti ci orientano nelle nostre attività quotidiane. Ma il motore resta sempre uno: la qualità del tempo.

Non un modello di Remote Working, quindi, ma un modello di consapevolezza orientato al rispetto. Degli impegni presi con i clienti, dei colleghi, ma anche di sé stessi, dei propri limiti, delle proprie necessità. E forse sta proprio qui la vera rivoluzione di questo sistema. Nel rispetto delle promesse fatte verso sé stessi e verso gli altri.

Possiamo quindi affermare che Crearts oggi è in tutti i luoghi, ma è anche in tutte le frazioni di tempo. Necessarie, condivise, desiderate. 

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