Non mi piacciono i finti primi della classe, quelli che credono di sapere tutto e meglio, quelli che, se gli chiedi, ti rispondono “lo posso fare anch’io”. Non mi fido di quelli che affermano di essere i “leader del settore”, di quelli che offrono “servizi a 360°”, di quelli che “riusciamo a fare tutto bene, in fretta e al minor costo.”
Constantinos Markides della London Business School afferma che essere migliori é più difficile, perché significa rincorrere la perfezione e combattere la concorrenza. Essere diversi invece è meno arduo e più costruttivo. Non è realmente possibile che l’azienda di trasporti possa eccellere in tutte le attività della logistica ed è sbagliato credere che possa funzionare in comunicazione. È necessario avvalersi di metodi capaci di inquadrare e distribuire correttamente il profilo strategico dell’impresa in modo che il cliente possa cogliere e accogliere gli elementi differenzianti che veicolano la scelta di un partner rispetto all’altro. Le risposte non possono essere universali; in caso contrario saremmo simili a dei perfetti replicanti. Così come replicanti risultano le centinaia di aziende che propendono ancora per il generalizzante payoff Trasporti & Logistica.
È importante differenziarsi, essere presenti e dissimili, crescere con la volontà di stabilizzare una propria riconoscibilità, costruita su specifiche caratteristiche tese a definirne l’unicità. Abbandonate l’idea di voler essere migliori, aspirando ad essere percepiti come unici e insostituibili. Il successo commerciale del vostro servizio e della vostra marca risiede nella sua straordinarietà, ossia nella volontà di porsi in luce rispetto agli altri grazie a specifiche capacità che vi rendono interessanti per differenziazione. Ciò non significa dimostrare di essere migliori del vostro competitor, ma comprendere e far comprendere in cosa si riesce meglio.
Editoriale pubblicato sul numero di Aprile 2022 de Il Giornale della Logistica
