Michelle Lampitelli | 16 Ottobre 2019

Quando il branding viene associato alla persona. Il personal branding per Umberto Torello

Il branding*. Facciamo un passo più in là, verso il personal branding.
Che importanza ha per il titolare di un’impresa – o chi la rappresenta – fare personal branding?

A luglio abbiamo messo su 3 video (in men che non si dica) di Umberto Torello – dirigente del Gruppo Torello (con Crearts da 5 anni) – realizzato le riprese e definito insieme location e contenuti. I video sono stati preparati in occasione del Meeting Annuale di Transfrigoroute International, di cui Umberto è Presidente per la Sez. Italia, che ha riunito a settembre tutti i soggetti della filiera dei trasporti a temp. controllata. La coincidenza del mandato di presidenza con l’evento, prima volta in Italia, ne ha fatto un’occasione irrinunciabile per fare gli “onori di casa”.

I video mostrano Umberto Torello nella doppia veste di Presidente e dirigente d’azienda. Umberto non dice niente che non potesse essere detto da un collega o altro validissimo attore della filiera a temp. controllata ma, nel momento in cui espone la persona si appropria della sua figura pubblica invitando i soggetti facenti parte della filiera dei trasporti a partecipare. Semplicemente a partecipare. Tutto il resto lo faranno [lo hanno fatto] la scelta dei canali e il messaggio da comunicare – valutati caso per caso.

Non il personaggio, la persona

Non è autopromozione né autocelebrazione. Il personal branding non è fine a sé stesso ma funzionale all’azienda. In fondo, sarebbe impensabile affidare a qualcuno i propri soldi senza riconoscergli competenza, senza sentire quel senso di sicurezza che andiamo a valutare prima di acquistare un *prodotto*, specie nel B2B basato solitamente su rapporti continuativi, dove l’acquisto non è spinto dall’impulso, dove è prassi prendere informazioni su chi lo offre.
Il personal branding si nutre di esperienza, conoscenza, competenza e, mettersi in gioco, aiuta a prendere coscienza di sé stessi, della propria figura, del ruolo ricoperto.

A chi serve il personal branding?

A tutti. A colpire, al tempo stesso, diversi target. Ad attivare un circolo virtuoso che comprende te, dipendenti, clienti. Difficile da attaccare se rispecchia i tuoi valori.
Ancora una volta, nel lungo viaggio verso il branding c’è una fermata obbligatoria: ai valori che alimentano il valore trasmesso. Ai contenuti di valore, al valore delle competenze, al valore riconosciuto dagli “addetti ai lavori”. Tutto concorre ad elevare il valore dell’azienda che riflette i valori di una personalità riconosciuta.

Non mostrarsi ma trasmettere fiducia nella persona. È la credibilità ad indirizzare le scelte, alimentarla non può far altro che donare un riflesso positivo all’azienda.

*se volete approfondire il discorso branding ci abbiamo già speso un po’ di parole [speriamo abbastanza chiare] qui e qui.

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