
1914: Johanna Bonger brand manager
Ci troviamo nel 1891, anno in cui il 25 gennaio muore Theo Van Gogh, fratello di Vincent, lasciando la moglie Johanna Bonger e il figlioletto nato pochi mesi prima.
Johanna Bonger é una donna intraprendente e colta. Laureata in inglese, all’età di 22 anni diviene docente presso la scuola superiore per ragazze a Utrecht. È in quel periodo che conosce Theo Van Gogh divenendone sposa due anni dopo.
Ad un anno dalla morte di Theo, Johanna si trasferisce a Parigi portandosi dietro 200 tra dipinti e disegni del cognato Vincent; opere senza mercato per il sistema dell’arte di fine ottocento, ma per lei dal grandissimo valore affettivo. Johanna considera quelle opere lettere visive da interrogare ogni giorno e grazie alle quali ritrovare il marito. (Alla lettura visuale si aggiungerá poi quella testuale: le corrispondenze tenute tra Theo e Vincent.) Il lavoro di Vincent Van Gogh infatti è stato in grado di tenere in vita l’artista è indirettamente Theo, colui che contribuì a preservare la salute mentale di Vincent e di riflesso la sua opera.
Ci troviamo in una sorta di triangolo della vita oltre la morte, nel quale ognuno dei nostri attori ha un ruolo ben definitivo. Se le opere di Van Gogh nascono dalle mani, dagli occhi e dal cuore dell’artista, il percorso del suo lavoro viene preservato dal fratello attraverso le risultanze delle lettere. Il risultato ultimo di questo connubio arriva a noi grazie a Johanna.
Nel 1892 Johanna decide di voler far conoscere al mondo l’opera di Vincent Van Gogh consegnandola a galleristi e agli addetti ai lavori, ma le risposte non sono quelle sperate. In questi anni, l’arte ufficiale viene soppiantata dall’iniziativa autonoma del singolo artista (l’esposizione di Courbet del 1855 parallela a quella del Salon ufficiale ne é l’inizio) e da gruppi di artisti accomunati da stili e concetti comuni. Da questi avvenimenti prende vita il mercato dell’arte dove critici, galleristi, collezionisti e mercanti d’arte contribuiscono al successo stilistico ed economico di molti artisti, supportati dalle prime forme pubblicitarie e dalle prime riviste d’arte.
Dotata di rara lungimiranza, Johanna sa che l’unico modo per portare a conoscenza l’opera di Vincent è far conoscere l’esperienza della creazione. Non solo l’opera quindi ma soprattutto l’artista e il processo di generazione del suo prodotto.
Nel 1914 Johanna pubblica “memorie di Vincent Van Gogh” epistolario tra Vincent e Theo, un documento esperienziale ed emozionale capace di svegliare le coscienze fino a capovolgere la reputazione dell’artista (fino ad allora conosciuto da molti come l’uomo schizofrenico e l’artista stilisticamente sgrammaticato) e aumentarne in maniera esponenziale la notorietà.
Come un bravissimo brand manager, Johanna riesce a divulgare il prodotto dell’artista valorizzandone l’unicità; veicola l’interesse dell’interlocutore verso i valori differenzianti ed esperienziali del brand, evidenziando il pathos dell’uomo (unico nel suo genere) e la sensibilità dell’artista ai limiti del sentire, oltre il genio e l’apparente schizofrenia.