Posted on / by Vittorio Varavallo / in Stories

Lo sguardo trasverso del brand manager

Tempo fa scrivevo di Jackson Pollock, su come alla fine degli anni 40 e gli inizi degli anni 50, con il suo dripping reinventa un fare pittura riconoscibile e differenziante. Attraverso la sua pittura, eseguita per la prima volta con l’utilizzo delle vernici industriali, Pollock è il primo artista che separa l’atto creativo dal processo generativo dell’opera. Mediante la diversa disposizione del supporto dipinto (la tela senza telaio è posta a pavimento) e l’utilizzo di pigmenti liquidi, l’artista decide quando terminare il proprio percorso creativo ma non quello conclusivo dell’opera: sarà il tempo a solidificare il pigmento e a stabilizzarne la struttura.

Pollock è il primo artista che assume, rispetto all’opera dipinta, una posizione differente rispetto a tutti gli altri artisti e a colui che la contemplerà terminata. Con Pollock artista e fruitore, dinanzi al dipinto, occupano per la prima volta uno spazio differente.

La naturale posizione che assume il fruitore di un’opera pittorica è quella frontale, la stessa che prendono la gran parte dei pittori. Con Pollock non è così. L’opera viene generata dall’alto verso il basso. Nel processo creativo l’artista si muove come a disegnare linee trasversali di cui il punto A è il supporto pittorico immobile e il punto B l’artista in continuo movimento dentro e fuori l’opera.

La posizione traversa è la stessa che assume Massimo Bignardi, storico e critico d’arte, nella lettura dell’opera d’arte: una naturale disposizione – scrive, – sul lato destro di essa che gli permette di sbirciare da una posizione diversa rispetto a quella dell’artista per non rischiare di esserne sedotto.

Così come suggerisce Massimo Bignardi, penso che un buon brand manager debba prevedere, nei confronti del cliente e del lavoro per esso eseguito, quella giusta disposizione, fisica e psichica, che gli permette per l’appunto di sbirciare e farsi trovare. Come Pollock il brand manager deve far proprio il progetto creativo-comunicativo, entrare e uscire dallo spazio destinato alla comunicazione, posizionarsi trasversalmente e da più angolazioni per acquisire padronanza, valutare in maniera analitica per scoprire le lacune – punti inesplorati che aspettano di essere valorizzati – e correggerli. Cosi come Pollock, il brand manager deve poter guardare dall’alto, operare con pathos ed energia per poi valutare l’insieme da lontano, in maniera analitica, così come dovrebbe essere, con sguardo traverso anche per non rischiare di esserne “troppo” sedotto.